02/08/2023

Gli obiettivi per il riciclo degli imballaggi

Analisi della situazione attuale e futura del riciclo del packaging

La tematica del riciclo dei rifiuti di imballaggio nel nostro paese è sempre più fondamentale e spinosa, ma possiamo analizzarla insieme iniziando a prendere in considerazione la situazione ad oggi che ci presenta Conai. Esso afferma che l'Italia dovrebbe chiudere il 2023 con più imballaggi immessi sul mercato rispetto al periodo precedente la pandemia e che le prime proiezioni, basate su dati previsionali, permettono di stimare che di questo immesso si riciclerà il 75%, che è l'equivalente di circa 11 milioni di tonnellate di packaging avviati a riciclo. Sempre secondo il Conai, nel dettaglio questo 2023 dovrebbe avviare a riciclo oltre il 77% degli imballaggi in acciaio, il 67% in alluminio, più dell'85% di quelli in carta e cartone, circa il 63% in legno, quasi il 59% degli imballaggi in plastica e bioplastica e l'80% circa in vetro.

Un focus importante, che contribuisce a descrivere l'attualità e l'imprescindibilità del riciclo in Italia, arriva dal “Rapporto Assorimap 2022” (Associazione nazionale riciclatori e rigeneratori di materie plastiche) presentato da Plastic Consult a Roma, il 15 giugno di questo 2023, il quale “fa una foto dello stato di salute” dell'industria del riciclo meccanico (la modalità ad oggi prevalente) delle materie plastiche nel 2022.
In Italia, le aziende operative nel riciclo sono oltre 350, con un volume superiore a 2,5 milioni di tonnellate. Se si considerano solo quelle che, dal riciclo, producono materie prime secondarie (MPS), includendo anche gli scarti industriali e i macinati, il numero scende a 200. Tra queste troviamo anche le aziende che producono macinati e i trasformatori di plastiche integrati a monte del riciclo, con un volume pari a circa 1,3 milioni di tonnellate.

Fatta tale premessa, nello studio sopra citato, ci si concentra sui riciclatori meccanici, ovvero quelle imprese che effettuano la produzione di granuli da rifiuti post consumo: queste sono circa 75, per 0,8 milioni di tonnellate. Logisticamente questi riciclatori non mostrano una collocazione uniforme sul territorio italiano: la prevalenza si registra al nord (il 70%, con 32 impianti nell'area occidentale e 25 in quella orientale), al centro sono presenti 7 stabilimenti versus i 18 tra il sud e le isole.

Addentrandoci a livello normativo:
La normativa europea prevede ambiziosi obiettivi di riciclaggio per i rifiuti di imballaggio, sia per il 2025 che per il 2030; questi rifiuti rappresentano uno dei principali flussi monitorati. Il tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggio, calcolato come rapporto tra la quantità di rifiuti riciclati e la quantità di rifiuti prodotti, monitora i progressi verso un'economia circolare, valutando di reinserirli nei cicli industriali come materie prime seconde.

Nello specifico, la normativa ha fissato obiettivi specifici di riciclaggio e recupero dei rifiuti di imballaggio che, con l'entrata in vigore del “pacchetto economia circolare”, sono stati innalzati. 
In particolare, la direttiva 2018/852/UE di modifica della direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, ha stabilito nuovi ambiziosi obiettivi minimi di riciclaggio, in termini di peso, al 2025 e al 2030.

Questi obiettivi minimi, al 2025, per quanto concerne il totale dei rifiuti di imballaggio, in peso sono i seguenti:
-    65% per materiale specifico;
-    50% per la plastica; 
-    25% per il legno; 
-    70% per i metalli ferrosi; 
-    50% per l'alluminio; 
-    70% per il vetro; 
-    75% per la carta e il cartone.

Gli obiettivi minimi di riciclaggio, al 2030, per quanto concerne il totale dei rifiuti di imballaggio, in peso sono i seguenti:
-    70% per materiale specifico;
-    55% per la plastica; 
-    30% per il legno; 
-    80% per i metalli ferrosi; 
-    60% per l'alluminio; 
-    75% per il vetro; 
-    85% per la carta e il cartone.

Nell'ottica di uniformare le condizioni di misurazione dei nuovi obiettivi di riciclo sono state definite, a livello europeo, stringenti metodologie di calcolo che si basano sull'effettiva quantità dei rifiuti trattati per ottenere nuovi prodotti, materiali o sostanze.
Il nuovo pacchetto rifiuti, recepito appunto dal Decreto Legislativo 3 settembre 2020, n. 116, ha infatti introdotto un solo metodo di calcolo, da applicarsi a partire dall'obiettivo del 2025, al fine di poter confrontare le performance degli Stati membri. Questa metodologia univoca è il Metodo 4 della decisione 2011/753/UE che dirige l'applicazione all'intero ammontare dei rifiuti urbani, anziché a frazioni merceologiche. 

Per centrare gli obiettivi minimi sopra esposti, entro il 31 dicembre 2026, la Commissione dovrà adottare atti di esecuzione che stabiliscano l'esatta metodologia per il calcolo e la verifica della percentuale di contenuto riciclato recuperato dai rifiuti di plastica post-consumo.
E' stato presentato un rapporto “Il Riciclo in Italia 2022”, realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile per un evento promosso dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, in collaborazione con Conai, con Pianeta 2030 del Corriere della Sera, con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica e di ISPRA.
Secondo questo rapporto, l'Italia nel 2020 ha riciclato il 72% di tutti i rifiuti, urbani e speciali-industriali, un primato europeo, (il 53% la media Ue e il 55% quella della Germania), con un tasso di utilizzo di materiali riciclati sul totale dei materiali consumati al 21,6% (media Ue 12,8% e del 13,4% in Germania). 
Anche per la gestione dei rifiuti d'imballaggio l'Italia è un'eccellenza europea del riciclo con più di 10,5 milioni di tonnellate avviate a riciclo, con un tasso pari al 73,3% nel 2021, superiore non solo al target europeo del 65% al 2025 ma, con 9 anni di anticipo, anche al target europeo del 70% al 2030.

Gli effetti della nuova metodologia sul tasso di riciclo in Italia
Arrivando ad oggi, nel report ISPRA si può leggere che tale diverso approcio metodologico è in linea con quello sinora adottato per alcune frazioni merceologiche; per altre, quali plastica e acciaio, ha determinato una lieve riduzione della percentuale di riciclo. Per la carta, il legno, l'alluminio e il vetro, dunque, la nuova metodologia non intacca i tassi di riciclo, come possiamo vedere dalla tabella seguente.
 

Dai dati si nota che la plastica e l'acciaio diversamente vedono la propria quota di riciclo assottigliarsi. Gli imballaggi in acciaio, per i dati riferiti al 2021, passano dal 71,9% (vecchio metodo) al 69,6% (nuovo metodo).
Più rilevante sembra il caso della plastica: secondo CONAI, l'analisi preliminare dei dati sulla plastica porterebbe a stimare una percentuale di riciclaggio per il 2021 del 47,2% rispetto al 55,6% (secondo la precedente metodologia). 
Ne deriva che l'acciaio è ad un passo dal centrare gli obiettivi europei di riciclo al 2025 (70%) mentre per la plastica siamo sotto all'obiettivo europeo al 2025 (50%). La bella notizia è che c'è speranza, dal momento che, come sottolinea ISPRA, questa percentuale risulta superiore di oltre 3 punti rispetto a quella del 2020: fatto che ci conferma i miglioramenti nell'ambito del riciclaggio della plastica. Ne consegue che basterebbero altri tre punti per raggiungere il target.

Questi dati si possono vedere anche nel grafico che segue.

Fonte ISPRA

ISPRA ritiene che per incrementarne il riciclaggio, tra gli interventi da poter fare vi è lo sviluppo di nuove tecnologie di trattamento, soprattutto per quelle tipologie di rifiuti che sono attualmente difficilmente recuperabili mediante processi di tipo meccanico (dei quali si è parlato in precedenza). 
In particolare va evidenziato che sempre ISPRA afferma che bisogna parallelamente sviluppare una progettazione dei packaging per il riciclo (design for recycling).
Al momento questo tipo di progettazione è ancora poco diffusa, ma noi di dueO ce ne occupiamo da oltre vent'anni impegnandoci da sempre nel perseguimento di questo obiettivo volto alla sostenibilità, con la nostra attività professionale. 

È necessario dunque un cambio di paradigma: le nostre città devono essere viste come produttrici di risorse, anziché di scarti ed è fondamentale promuovere l'ecodesign attraverso il quale si immettono sul mercato dei packaging di appeal e funzionali, sempre meno impattanti a livello ambientale e in dueO abbiamo un servizio specifico, studiato ad hoc per ogni singola azienda. Siamo da sempre convinti che sia anche e soprattutto grazie alla prevenzione se un maggior numero di imballaggi, oggi, è sinonimo di minore inquinamento.
Ne concludiamo che dobbiamo continuare ad impegnarci, anche e soprattutto in virtù dei nuovi obiettivi comunitari. 

Contattaci senza impegno per approfondire e scoprire cosa possiamo fare noi di dueO per il successo della tua azienda e la salute del pianeta in cui viviamo!

News cta