26/10/2022

Plastic Tax, quanto siamo preparati? Quello che c'è da sapere

A tre mesi dall’entrata in vigore in Italia, ci siamo posti questa domanda e abbiamo trovato diverse risposte

La Commissione europea afferma che questo contributo (la Plastic Tax) non dev'essere visto come una tassa ma come uno strumento per “allineare il bilancio dell'Ue alle priorità dell'Unione”, nell' ottica di essere un incentivo per gli Stati nel ridurre i rifiuti di imballaggio in plastica. 

Sembra che divieti e tasse siano l'unica soluzione presa dai governi e dalle istituzioni sovranazionali per provare a risolvere il problema della dispersione della plastica che ha unicamente la colpa di essere molto presente perché pratica, eclettica e a basso costo. 

La Plastic tax europea è entrata in vigore il 1° gennaio 2021 quale contributo al bilancio dell'Unione Europea sul prodotto costituito da plastica. Ciascuno stato deve pagare 800 euro a tonnellata sul peso dei rifiuti di imballaggio di plastica non riciclata. Ad alcuni paesi, come ad esempio l'Italia, è stata concessa una riduzione forfettaria del contributo per contrastare effetti troppo regressivi sui contributi nazionali. 

Ogni stato membro ha potuto decidere in autonomia come far fronte agli oneri della tassazione o ridurne l'entità, ad esempio adottando imposte su prodotti o materiali oppure introducendo restrizioni o regolamenti. 

La Plastic tax italiana, dopo vari rinvii, dovrebbe fare il suo decorso dal 1° gennaio 2023. Tuttavia, per la piena entrata in vigore, è necessario un regolamento applicativo, affidato a una determinazione direttoriale dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che ad oggi ancora non c'è. 

Questa tassa, come già noto, va a colpire i MACSI (manufatti in plastica di singolo impiego) con un'aliquota di € 450 a tonnellata; sono escluse le plastiche compostabili e quelle ottenute da riciclo, i dispositivi medici e gli imballaggi farmaceutici. Essendo molto onerosa e non semplice da applicare, le associazioni di settore continuano a chiedere proroghe ma soprattutto l'abolizione della tassa, in quanto condividono il pensiero del presidente di Unionplast, il quale afferma sia una tassa economicamente e amministrativamente ingestibile che non produce alcun beneficio ambientale. 

Benché non sia ancora entrata in vigore, la Plastic tax sta già producendo “effetti tossici” per il settore. I trasformatori criticano la legge, Assobibe e Federalimentare prospettano che l'imposta possa incidere sui prezzi del 10%, arrivando anche al 60% sui prodotti con basso valore aggiunto. 

Molti ritengono che un provvedimento più utile sia quello in essere nel Regno Unito, dove la tassa esiste già dal 1° aprile dell'anno in corso e si paga solo sugli imballaggi dove la plastica vergine è presente per oltre il 70% del peso complessivo. 

In questo caso, lo scopo sembra più mirato: favorire l'utilizzo di plastica riciclata nel packaging, innescando un circolo virtuoso volto a ridurre la quantità di rifiuti che finiscono in discarica o in termovalorizzazione.
 

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